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Miti e Leggende: Smilace e Scarpinocc

di SecondChef

Nella mitologia antica l’amore è l’indiscusso protagonista e dà origine a vicende commoventi, eroiche e talvolta persino bizzarre. Amori tra due divinità, amori tra uomini e dee o, più spesso, tra dei e donne mortali.

Vicende che riguardano semplici innamorati, respinti, più spesso ricambiati, che fanno di tutto per stare insieme. Ma forse, di due giovani trasformati in piantine aromatiche non ne avevate mai ancora sentito parlare… specialmente se hanno poi dato vita alla creazione di un piatto così ricercato come le tagliatelle di Smilace!

Si tratta di un primo di pasta, lunga e porosa, perfetta per accogliere un condimento delicato e al tempo stesso dal profumo intenso: la crema allo zafferano. La versione SecondChef si distingue da ogni altra perché ad accompagnare il tutto abbiamo aggiunto dei meravigliosi gamberi che vi travolgeranno il palato

La mitologia greca attribuisce la nascita dello Zafferano all’amore ardente di Croco per la ninfa Smilace. Questo amore era contrastato dagli dei, che, improvvisamente punirono i due amanti:

il Dio Ermes, in particolare, geloso di Croco e dell’amore per la sua diletta ninfa Smilace, trasformò lei nella pianta della salsapariglia e il suo focoso amante Croco nella pianta dello Zafferano.

Non a caso il nome latino dello zafferano è proprio “Crocus Sativus Linneo”. Si tratta di una piccola pianta di appena 12/40 cm di altezza, la cui coltivazione avviene attraverso il trapianto dei bulbi. La spezia si ottiene dagli steli e dagli stimmi del fiore, di colore rosso intenso e dal profumo penetrante. Successivamente vengono essiccati.

Lo zafferano veniva coltivato nelle zone più impervie del Medio Oriente, e solo nel Medioevo arriverà in Europa (per la precisione in Spagna), introdotto dagli Arabi.

A corte era infatti un prodotto assai apprezzato, e nel XIV secolo, il domenicano e inquisitore Domenico Santucci, di Navelli, dalla Spagna tornò con un’idea: coltivare lo zafferano in Abruzzo. I bulbi attecchirono meravigliosamente, tanto da segnare da subito l’economia locale, entrando anche nel patrimonio culturale e religioso della popolazione.

Succede davvero di tutto nella vasta gamma dei miti greci e latini in cui Eros muove le fila degli intrecci, talvolta con esiti drammatici e talvolta a lieto fine… Tutt’altra storia quando parliamo di “scarpinocc”, un tipico piatto del paese di Parre in provincia di Bergamo.

Nati in un contesto rurale, gli Scarpinòcc sembrano simili ai casoncelli, ma in realtà differiscono da questi per il ripieno che non è formato né da carni, né da salumi. Composto da formaggio e pane grattugiato, esso prende infatti un colore giallo, portando con sé anche pigmenti verdastri per la presenza di prezzemolo e altre spezie.

Termine curioso quello attribuito a questi ravioli, che sembra derivi dal nome delle tradizionali calzature artigianali di panno conosciute appunto come scarpinòcc, indossate nei tempi antichi dagli abitanti del paese di Parre, confezionate dalle donne per i pastori, cuocendo pezza su pezza di panno.

Nella loro forma “ad ali di uccello”, chiusi a metà e leggermente schiacciati al centro, gli Scarpinòcc da sempre accompagnano tutte le occasioni di festa del paese, valorizzando la cucina bergamasca e, al contempo, la semplicità e la bontà della cucina montanara.

La base di pasta fresca è arricchita con latte e burro, che si ripropone anche nel condimento.

Siete pronti per assaggiare queste novità?

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